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L’acido folico per la donna è un elemento di sintesi usato come integrazione nutrizionale e supplementazione farmacologica appartenente al gruppo delle vitamine del gruppo B, noto anche come vitamina B9.
Il folato è la forma naturale e biodisponibile dell’acido folico ed ha un ruolo chiave nella produzione degli acidi nucleici DNA ed RNA, e nel metabolismo degli aminoacidi, entrambi fattori fondamentali per la replicazione cellulare, due processi talaltro fondamentali su cui si basa la maturazione ovocitaria nella donna.
I folati sono nutrienti essenziali ed è indispensabile assumerli con la dieta dal momento che l’organismo umano non è in grado di produrli. Il termine “folico” deriva dal latino folium, che significa foglia, proprio perché è stato inizialmente individuato nelle verdure a foglia verde. Cibi ad elevato contenuto di acido folico sono legumi, spinaci e verdure a foglia larga. Alcuni paesi applicano la fortificazione industriale con acido folico di alcuni alimenti.
• Il fabbisogno di folato è di 200 mcg/die che però sale a 400 mcg/die a seconda di condizioni di carenza oppure di aumentato fabbisogno.
Donne che fanno uso di contraccetivi orali o che hanno elevati livelli di omocisteina sono predisposte a sviluppare una carenza di tale vitamina. Allo stesso modo, sportivi e donne in gravidanza o che pianificano una gravidanza, sono soggetti che necessitano di un aumentato introito quotidiano di acido folico, per le quali è fortemente indicata la supplementazione farmacologica.
• Negli adulti, sono considerati normali livelli superiori a 7 nmol/L (3 ng/mL).
Recentemente, l’impatto del metabolismo del folato è stato studiato anche nella fisiologia della riproduzione umana. Il folato svolge un ruolo importante nel regolare il funzionamento del sistema riproduttivo femminile. Si è dimostrato infatti necessario per la follicologenesi, ossia la maturazione del follicolo ovarico, nei mammiferi oltre che per il corretto sviluppo fetale.
È stato dimostrato che il folato è presente nel liquido follicolare, in modo proporzionale ai livelli ematici circolanti e che la sua supplementazione per via orale risulta efficace nell’aumentare i livelli di questa vitamina nell’ambiente follicolare, oltre che nel sangue [6].
L’acido folico è inoltre molto importante per lo sviluppo ed il buon funzionamento del sistema nervoso. Tra le più importanti vitamine B, l’acido folico è un mezzo per ridurre il rischio di difetti del tubo neurale e problemi di cuore congeniti nei feti. Bassi livelli di folati nelle fasi iniziale di gravidanza sono causa di oltre il 50% dei casi di spina bifida nel nascituro.
Per questi motivi la sua assunzione quotidiana è fortemente consigliata alle donne in cerca di gravidanza ed il Ministero della Salute ne suggerisce il proseguimento fino a circa la dodicesima settimana di gestazione, epoca in cui lo sviluppo del sistema nervoso del feto è per la maggior parte completato. Il supplemento di acido folico viene usato inoltre per trattare l’anemia causata da carenza specifica.
L’assunzione di acido folico nelle donne è risultata importante per garantire il corretto impianto embrionario, la regolare placentazione, oltre che la crescita fetale e lo sviluppo degli organi fetali. Ad aumentare il fabbisogno in gravidanza sono la straordinaria intensità replicativa tipica dell’embriogenesi nei primi mesi di gravidanza, i processi di differenziazione cellulare. Così come l’incremento dell’eritropoiesi materna, ovvero il processo di formazione dei globuli rossi.
Bibliografia:
L’Acido Folico per uomo, denominato anche Vit. B9 o folacina, è una vitamina essenziale per la sintesi del DNA, dell’ RNA e degli aminoacidi. Come vitamina del gruppo B interviene anche nella produzione dei globuli rossi ed è importante per l’equilibrio del sistema nervoso. È inoltre in grado di ridurre i livelli di omocisteina, aminoacido il cui aumento patologico è causa di infertilità maschile.
Il folato potrebbe influenzare la spermatogenesi attraverso la metilazione del DNA e la successiva regolazione della funzione del DNA, oltre al suo contributo alla replicazione del DNA attraverso la biosintesi delle purine. È presente in un’ampia varietà di alimenti, come verdure a foglia verde, fegato, pane, lievito e frutta. Il folato è importante per la sintesi del DNA, del trasferimento dell’RNA e degli aminoacidi cisteina e metionina. La sintesi del DNA svolge un ruolo importante nello sviluppo delle cellule germinali e, pertanto, è importante per la riproduzione. È stato anche riportato che l‘acido folico, la forma sintetica di folato, elimina efficacemente i radicali liberi ossidanti e come tale può essere considerato un antiossidante.
Nonostante il suo carattere solubile in acqua, l’acido folico inibisce la perossidazione lipidica (LPO). Pertanto, l’acido folico può proteggere i biocostituenti come le membrane cellulari o il DNA dai danni dei radicali liberi. Sono disponibili solo conoscenze limitate sull’impatto del folato alimentare e dell’acido folico sintetico sulla sub-fertilità. Wong et al. (2002) hanno scoperto che la somministrazione di acido folico a uomini subfertili e fertili per 26 settimane ha provocato un aumento significativo delle concentrazioni di folati nel plasma seminale, ma nessun effetto di questo intervento è stato osservato sul numero di spermatozoi o sulla motilità degli spermatozoi.
La percentuale di spermatozoi morfologicamente normali è diminuita dopo l’ assunzione di acido folico; tuttavia, è stato osservato un aumento del 74% del numero totale di spermatozoi morfologicamente normali dopo l’intervento con una combinazione di acido folico e solfato di zinco per 26 settimane. Un altro studio ha riportato un aumento del numero e della motilità degli spermatozoi maturi e una diminuzione del numero di cellule immature dopo 3 mesi di integrazione con 15 mg di acido folinico in 65 uomini di coppie infertili.
I sorprendenti risultati di una recente ricerca sono stati recentemente pubblicati in alcune riviste scientifiche, e sembrano davvero sostenere la causa dell’azione dell’acido folico contro l’infertilità maschile. Lo studio è stato condotto su 162 coppie infertili, di età compresa tra i 18 e i 60 anni, in presenza di liquido seminale alterato: a questi uomini è stato somministrato l’acido folico. Analizzando i parametri del liquido seminale, si è evidenziato che in questi uomini c’è stata una minore frammentazione del DNA, ma non solo: infatti, negli uomini che hanno assunto queste elevate concentrazioni di acido folico, è stato notato anche un importante aumento del tasso di gravidanze biochimiche e cliniche.
Bibliografia:
L’astaxantina è un pigmento naturale, appartenente all’ampia famiglia dei carotenoidi. Il suo impiego in ambito clinico è strettamente collegato alle sue proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie.
Le cellule del nostro organismo utilizzano le molecole di ossigeno come carburante delle reazioni biochimiche che avvengono al loro interno e sono continuamente “a lavoro” per garantire la corretta funzionalità dei tessuti. I radicali liberi costituiscono il sottoprodotto di molte di queste reazioni metaboliche, tuttavia la loro eccedenza provoca numerosi danni a carico delle strutture cellulari e del materiale genetico riducendo la funzionalità degli organi colpiti. Il nostro corpo è dotato di molti sistemi che neutralizzano le specie reattive dell’ossigeno e che quindi proteggono dai loro danni.
Alcune sostanze presenti negli alimenti ed in alcuni integratori alimentari sono in grado di svolgere lo stesso ruolo degli antiossidanti endogeni ed attivare i sistemi di riparo ai danni indotti dai ROS (specie reattive dell’ossigeno). Tra questi rientra l’astaxantina, una molecola che ha mostrato numerosi effetti positivi in diversi ambiti, uno tra questi è la preservazione della fertilità.
Nella donna, infatti, la fertilità diminuisce con l’età a causa della riduzione del numero e della qualità degli ovociti disponibili. Con l’aumentare dell’età, a diminuire è anche la concentrazione di molecole antiossidanti all’interno delle cellule, per cui l’organismo diventa meno efficiente nel proteggere gli ovociti dai danni ossidativi. Questa condizione può essere efficacemente compensata con l’integrazione esogena di molecole ad elevato potere antiossidante.
L’astaxantina, è considerata il più forte spazzino dei radicali ed il suo impiego come antagonista dell’aging ovocitario è stato ampiamente studiato. I risultati mostrano come l’assunzione di tale molecola apporti importanti benefici alla fertilità femminile, intervenendo su declino indotto dall’età e bloccando i processi cellulari disfunzionali. Sebbene la maggior parte degli studi siano stati condotti sulla popolazione maschile, è noto l’effetto dell’astaxantina nel migliorare la qualità ovocitaria e delle cellule endometriali, che costituiscono il rivestimento interno dell’utero destinato a ricevere gli embrioni.
È ben noto che la fertilità è lo specchio di un organismo sano, in cui tutto funziona come deve. L’astaxantina ha effetti pleiotropici, influenzando a 360° lo stato di benessere dell’organismo. Si è visto come infatti essa sia efficace nel ridurre il rischio cardiovascolare agendo sui trigliceridi e sul colesterolo, abbassando la pressione sanguigna e migliorando la perfusione degli organi. L’assunzione di astaxantina ha dimostrato migliorare la performance fisica e sportiva, oltre che ridurre lo stress e la sensazione di spossatezza. Questa molecola fornisce un’importante protezione contro l’attacco dei radicali liberi alle cellule del sistema immunitario. Tale sistema svolge un ruolo centrale non solo nel mantenimento dello stato di salute, ma anche nel garantire un corretto impianto embrionario ed una regolare crescita sia del feto che della placenta, quell’organo responsabile degli scambi tra madre e feto.
Tutto questo rende ragione dell’importante ruolo di protezione della fertilità femminile da parte delle molecole di astaxantina.
L’infertilità è un problema di salute globale che coinvolge quasi il 15% delle coppie. Circa la metà dei casi di infertilità sono correlati a fattori maschili. Lo stress ossidativo, che si riferisce a uno squilibrio nei livelli di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e antiossidanti, è una delle principali cause di infertilità negli uomini. Una piccola quantità di ROS è necessaria per la funzione fisiologica degli spermatozoi, compresa la capacitazione, l’iperattivazione e la reazione acrosomiale. Tuttavia, alti livelli di ROS possono causare infertilità non solo attraverso la perossidazione lipidica o il danno al DNA, ma anche tramite inattivazione degli enzimi e l’ossidazione delle proteine negli spermatozoi.
Lo stress ossidativo (OS) è causato principalmente da fattori associati allo stile di vita. Inoltre, spermatozoi immaturi, fattori infiammatori, mutazioni genetiche e livelli alterati di ormoni sessuali sono altre principali fonti di ROS. Poiché la OS si verifica a causa della mancanza di antiossidanti e dei suoi effetti collaterali nello sperma, i cambiamenti dello stile di vita e i regimi antiossidanti possono essere utili approcci terapeutici per superare questo problema.
Diversi antiossidanti orali sono in grado di far fronte alla OS nell’infertilità maschile, tra i quali l’astaxantina, un pigmento carotenoide rosso-arancione, potente antiossidante che si trova naturalmente in una grande varietà di organismi viventi e ha effetti positivi sul cancro, il diabete, il sistema immunitario, la salute oculare e il sistema riproduttivo. La peculiarità dell’astaxantina, che la distingue dalle altre molecole antiossidanti, è data dalla sua capacità di agire contemporaneamente come antiossidante sia sul versante idrofobico che su quello idrofilico delle membrane cellulari.
L’astaxantina è considerato il più potente neutralizzatore contro le molecole nocive: da un lato riceve l’energia d’uscita dei radicali liberi e si decompone, ma in questo modo evita che le cellule circostanti si danneggino. In particolare, a livello del sistema riproduttivo maschile, l’astaxantina è stata riconosciuta come capace di migliorare la capacitazione e le funzioni dello sperma agendo sulla correzione dello squilibrio del sistema redox. Diversi studi hanno evidenziato come l’astaxantina fosse in grado di diminuire i ROS prodotti dalle cellule di Sertoli e di proteggere la steroidogenesi dallo stress ossidativo indotto dal perossido di idrogeno nelle cellule di Leydig.
Alcuni studi hanno dimostrato che coloro che assumono astaxantina come integratore alimentare hanno più probabilità di avere gravidanze spontanee o dopo tecniche di PMA di I livello (inseminazione intrauterina). È stato visto come in uomini con infertilità idiopatica una dose giornaliera di 16 mg di astaxantina, sotto forma di integratore alimentare, si sia verificato un aumento della velocità degli spermatozoi in modo significativo. Inoltre, questo gruppo di uomini ha registrato un aumento della gravidanza del 55 per cento.
Anche i cambiamenti ormonali sono parte di un invecchiamento naturale negli uomini, ma a differenza di quanto succede con la menopausa femminile (che avviene in un periodo relativamente breve), nell’andropausa maschile il processo è molto più lungo e più lento, perché i livelli di testosterone diminuiscono gradualmente ogni decade dopo i 40 anni. Bassi livelli di testosterone riducono la massa muscolare, la libido e l’energia, e aumentano il rischio di depressione. L’Astaxantina può contribuire a preservare i livelli naturali di testosterone negli uomini anziani, evitando tutti gli effetti correlati a bassi livelli di testosterone.
Bibliografia:
ll Coenzima Q10 è una molecola liposolubile essenziale per il corretto funzionamento del mitocondrio, un organello che svolge il ruolo di centrale energetica della cellula. Questa molecola è fondamentale per mantenere una buona efficienza fisica in quanto favorisce, in presenza di ossigeno, la produzione di adenosina trifosfato (ATP), molecola di scambio energetico. È presente in ogni cellula dell’organismo ed è proprio per via della sua distribuzione “ubiquitaria” all’interno del corpo umano che è nota anche con il nome di ubiquinone (o vitamina Q).
La concentrazione di Coenzima Q10 tende a diminuire con l’invecchiamento. È stato dimostrato che i suoi livelli si riducono però anche in presenza di particolari malattie croniche, in particolare cardiopatie, neuropatie, sindromi metaboliche, tumori e stati di immunodeficienza.
La funzione principale del coenzima Q10 è quella di migliorare i meccanismi di respirazione cellulare. Svolge soprattutto il ruolo di antiossidante naturale, capace cioè di neutralizzare i radicali liberi (o specie reattive dell’ossigeno, ROS), prodotti di scarto del metabolismo cellulare tra cui il radicale idrossile (OH), l’anione superossido (O2–) e il perossido di idrogeno (H2O2). Gli ossidanti in eccesso prendono parte a reazioni specifiche ed aspecifiche con i componenti cellulari vicini come i lipidi insaturi, le proteine e il DNA, compromettendo così i normali processi cellulari. Lo stress ossidativo è stato associato a diverse patologie ed esistono evidenze concrete a sostegno degli effetti benefici dell’efficacia di integratori di coenzima Q10 nel ridurre il rischio cardiovascolare e malattie neurodegenerative e nel prevenire l’invecchiamento cellulare. Da queste considerazioni di tipo biochimico e fisiopatologico nascono le diverse applicazioni cliniche del coenzima Q10. Questa molecola ha infatti assunto negli ultimi anni un ruolo importantissimo come antiaging nel campo dell’integrazione nutrizionale.
Il suo potentissimo ruolo antiossidante lo rende efficace nel controllare la perossidazione dei lipidi di membrana e delle particelle di colesterolo LDL, riducendo il rischio di formazione di placche ateromatose. Diversi studi riportano la sua efficacia nel mitigare gli effetti collaterali indotti dalle statine (mialgie, dolori muscolari, affaticamento), farmaci usati nel trattamento della ipercolesterolemia. Soggetti affetti da disturbi cardiaci mostrano un significativo deficit di coenzima Q10 e numerose evidenze scientifiche comprovano la sua capacità di prevenire lo scompenso cardiaco. L’ubiquinone è in grado di ridurre i livelli di glicemia oltre ad essersi dimostrato un efficace neuroprotettore nel glaucoma. Tra i numerosi benefici del coenzima Q10 vi è anche quello di stimolare la formazione di collagene e di contrastare l’invecchiamento cutaneo.
L’impiego di coenzima Q10 nel processo di aging ovocitario è stato a lungo studiato, portando alla conclusione che la sua integrazione in donne in cerca di gravidanza può determinare un importante contributo. Con l’avanzare dell’età, la fertilità femminile decresce e con essa anche la qualità ovocitaria nonché il pool di follicoli pronti a rispondere agli stimoli proliferativi delle gonadotropine. L’integrazione con Q10 può invertire la curva di questo declino e proteggere le cellule dai danni ossidativi intervenendo sui processi mitocondriali disfunzionali e garantendo il giusto apporto di molecole di ATP durante il processo di meiosi e mitosi cellulare. La concentrazione di coenzima Q10 si riduce gradualmente a partire dai 30 anni di età e questa riduzione viaggia in parallelo con il decremento della fertilità e l’aumento di aneuploidie embrionarie.
L’ovocita è il principale beneficial-target della supplementazione con coenzima Q10, secondariamente le cellule della granulosa e quelle endometriali. Studi condotti su donne con ridotta riserva ovarica hanno dimostrato che il pretrattamento con CoQ10 migliora la risposta alla stimolazione ovarica nei cicli IVF-ICSI nonché i parametri embriologici.
Gli spermatozoi sono particolarmente suscettibili allo stress ossidativo a causa del loro alto contenuto di acidi grassi polinsaturi, della carenza di enzimi intracellulari antiossidanti di protezione e della limitata capacità di riparazione del DNA. Le modifiche indotte dai ROS sulla membrana spermatica ne alterano la fluidità, con conseguente perdita della motilità e compromissione degli eventi di fusione delle membrane (come la reazione acrosomiale e la fusione spermatozoo-ovocita). I ROS possono indurre significativi danni al DNA sia del genoma nucleare sia di quello mitocondriale dello spermatozoo determinando bassi tassi di fecondazione, alterato sviluppo embrionale, aborti e difetti alla nascita. Le proprietà antiossidanti del coenzima Q10 aiutano a migliorare anche la qualità degli spermatozoi e la fertilità maschile.
Il coenzima Q10 (CoQ10) è un componente liposolubile di quasi tutte le membrane cellulari, si trova nella membrana mitocondriale interna ed è un componente essenziale per il trasporto di elettroni nella catena respiratoria mitocondriale al fine di produrre l’energia cellulare. La forma ridotta di CoQ10, noto come ubichinolo, agisce come antiossidante nel metabolismo cellulare. Sebbene il CoQ10 sia sintetizzato praticamente da tutti i tessuti normali, i livelli tissutali di CoQ10 diminuiscono gradualmente con l’invecchiamento. Gli studi hanno dimostrato che l’integrazione di CoQ10 causa un aumento significativo dei livelli di CoQ10 in alcuni tessuti, nelle ghiandole surrenali e nelle gonadi. Il coenzima Q10 (CoQ10) è un co-fattore obbligatorio con forti proprietà antiossidanti coinvolto nella produzione di energia mitocondriale, che è essenziale per mantenere il sistema energetico efficiente degli spermatozoi e proteggere le loro membrane dalla perossidazione lipidica.
Di conseguenza, bassi livelli di CoQ10 sono stati associati a diverse condizioni che determinano infertilità, come varicocele e oligozoospermia, e CoQ10 è uno degli antiossidanti più utilizzati nel trattamento dell’infertilità maschile idiopatica. La supplementazione di CoQ10 protegge le cellule dai danni indotti dallo stress ossidativo rafforzando anche i sistemi antiossidanti cellulari endogeni. Importanti evidenze scientifiche hanno dimostrato negli anni che l’integrazione di questa molecola in migliora l’outcome riproduttivo nelle coppie che cercano la gravidanza, in quanto il coenzima Q10 coopera alla riparazione dei danni al DNA, sempre più difficili da sostenere per le cellule con l’aumentare dell’età.
È dimostrato che un livello ridotto di coenzima Q10 nel liquido seminale è direttamente correlato all’astenospermia (ridotta motilità degli spermatozoi). Gli uomini che soffrono di problemi di fertilità associati ad una scarsa qualità del liquido seminale potrebbero giovare dell’assunzione per almeno 3 mesi di supplementi a base di coenzima Q10 a dosi di 200 mg/die. Questo importante antiossidante agirebbe riducendo lo stress ossidativo, ed i danni da esso provocato, tra cui la riduzione della qualità del liquido seminale, condizione che definisce quadri clinici di infertilità maschile. Il Coenzima Q10 è in grado di attivare enzimi che svolgono, a loro volta, un’azione antiossidante.
Una recente review sul ruolo del CoQ10 sull’infertilità maschile ha dimostrato un effetto positivo della supplementazione di CoQ10 sui parametri seminali. Per quanto riguarda la monoterapia con CoQ10, la motilità degli spermatozoi è significativamente in aumento in tutti gli studi valutati. È stato riportato un aumento significativo nella concentrazione di spermatozoi da alcuni autori, mentre gli effetti sulla morfologia sono stati inferiori. Al contrario, l’integrazione con miscele composte (tra cui 20-200 mg di CoQ10) ha mostrato effetti positivi sulla densità, la motilità e la morfologia degli spermatozoi. Non ci sono studi che confrontano l’integrazione di CoQ10 rispetto alle combinazioni di antiossidanti. Eppure, rispetto all’integrazione di selenio, l’integrazione di CoQ10 sembra fornire risultati migliori sia in termini di parametri seminali che di capacità antiossidante del liquido seminale.
Bibliografia:
Il selenio è un micronutriente che permette il buon funzionamento degli antiossidanti all’interno delle cellule. Partecipa alla sintesi del DNA ed al metabolismo degli ormoni tiroidei. Le funzioni biologiche del Se sono svolte dalle selenoproteine, che regolano i meccanismi di ossido-riduzione con attività di tipo antiossidante e detossificante. La fertilità, il concepimento, l’impianto, l’organogenesi fetale e la placentazione sono fasi critiche fortemente influenzate dallo stato nutrizionale durante il periodo periconcezionale. Le specie reattive dell’ossigeno (ROS) sono fattori coinvolti nei rispettivi meccanismi.
Il periodo preconcezionale è particolarmente importante in quanto influenza sia la fertilità che le prime fasi della gestazione. L’adeguato apporto alimentare materno di micronutrienti ad azione antiossidante come il selenio, influenza quindi in maniera significativa le diverse fasi dello sviluppo della gravidanza e del feto. Gli alimenti a più elevato contenuto di selenio sono il pesce, la carne rossa, i latticini e i cereali.
L’apporto adeguato di selenio varia a seconda dell’età ed è di circa 20 mcg al giorno nei primi anni di vita, aumentando gradualmente nelle diverse fasce di età fino a 50 mcg al giorno negli adulti.
Di recente è stata fatta luce sul potenziale ruolo del selenio nella fisiologia ovarica dal momento che si è osservata una maggiore espressione di alcune selenoproteine nelle cellule della granulosa delle ovaie di alcuni modelli animali. Diversi sono gli autori che stanno lavorando alla comprensione del ruolo che l’eccesso di specie reattive dell’ossigeno svolge nella patogenesi della sindrome dell’ovaio policistico. Questo con l’obiettivo di capire se una carenza di tale sostanza ad elevato potere antiossidante possa risultare cruciale in questa patologia.
Tuttavia, la maggior parte degli studi sono principalmente incentrati sul ruolo del selenio in gravidanza. Esistono evidenze riguardanti la funzione di questo minerale in una serie di condizioni avverse in gravidanza come la pre-eclampsia, le malattie autoimmuni della tiroide, l’aborto spontaneo e la nascita pretermine. È stato dimostrato che durante il periodo di gestazione, nei mammiferi, il contenuto di selenio e l’espressione delle selenoproteine normalmente aumentano a livello della placenta, in particolare nei rivestimenti endoteliali dei vasi placentari e nella guaina amniotica del cordone ombelicale, oltre che nell’endometrio, l’epitelio di rivestimento interno della cavità uterina.
Il ruolo del selenio nel regolare la funzionalità tiroidea è importante dal momento che l’attività di questo organo influenza tutte le fasi della vita riproduttiva della donna, quindi la sua fertilità, oltre a garantire il corretto sviluppo del sistema nervoso fetale durante la gravidanza. Il selenio ricopre un ruolo importante nel regolare l’attività di proteine direttamente implicate nel mantenimento dell’equilibrio antiossidante, per questo motivo corretti livelli ematici nel sangue devono essere garantiti per favorire la salute riproduttiva femminile, in tutte le fasi della vita della donna fino anche alla menopausa.
Bibliografia:
Il selenio è un elemento traccia che si trova nelle rocce carbonatiche e vulcaniche, e nei sedimenti del suolo. La sua presenza all’interno del cibo che consumiamo dipende proprio dal suolo su cui vegetali, cereali e alberi sono cresciuti, o dal tipo di erba con cui gli animali si sono nutriti. All’interno del nostro corpo il selenio si trova integrato a 25 tipi diversi di enzimi, tutti con una funzione specifica differente. Se volessimo stilare un elenco delle più importanti, le selenoproteine intervengono in: reazioni antiossidanti, proteggendo dalla perossidazione lipidica; metabolismo degli ormoni tiroidei; modulazione della risposta infiammatoria. In relazione alla fertilità maschile e femminile le selenoproteine più importanti sono quelle con ruolo antiossidante. Una recente review ha analizzato decine di studi in tutto il mondo, e ha concluso che un’integrazione di selenio possa essere maggiormente consigliata agli uomini, non alle donne.
Lo studio ha dimostrato che in caso di ipofertilità maschile, lo stress ossidativo cellulare può incidere fino all’80%, in quanto determina una diminuzione della funzionalità, della concentrazione e della motilità degli spermatozoi. In uomini con problemi di fertilità, soprattutto in caso di oligoastenozoospermia, sono state registrate concentrazioni inferiori delle selenoproteine GPx4, che rientrano nella struttura proteica dello sperma. Inoltre, il selenio ha un effetto protettivo contro lo stress ossidativo sul DNA degli spermatozoi e contemporaneamente aumenta la motilità e la vitalità degli spermatozoi. Nel corso della normale spermatogenesi, oltre alla glutatione perossidasi, la selenoproteina P è l’elemento chiave. In effetti, la maggior quantità di selenio si trova nel testicolo in questa forma.
Dal momento che il selenio interviene nella spermatogenesi e nella motilità e funzionalità degli spermatozoi, può essere consigliato agli uomini che soffrono di ipofertilità un’integrazione di questo elemento nei mesi di ricerca di concepimento. Il selenio, in quanto componente della glutatione perossidasi, aumenta l’attività antiossidante enzimatica. In diversi studi, sono stati trovati livelli più bassi di selenio nello sperma di uomini infertili rispetto alla popolazione sana. In un trial clinico recente in cui l’assunzione di selenio alimentare è stata di 47 μg / die per i primi 21 giorni, poi 13 μg / die o 297 μg / die per 99 giorni, sono stati registrati cambiamenti significativi nelle concentrazioni di selenio nel sangue e nello sperma. La concentrazione plasmatica di selenio seminale è aumentata del 50% con selenio alto e diminuita del 40% con selenio basso.
Bibliografia:
Le Vitamine del gruppo B sono vitamine cosidette idrosolubili. Questo significa che non possono essere accumulate nell’organismo e che devono essere regolarmente assunte attraverso l’alimentazione. Si trovano principalmente nei cereali e nei prodotti di origine animale come carne rossa, uova, latte, pesce oltre che in legumi come lenticchie e fagioli.
Diete ad impronta vegana o che prevedono ridotto consumo di prodotti di origine animale espongono a maggior rischio di carenza di Vitamina B6 così come anche la celiachia ed il consumo di alcolici.
La Vitamina B6 è coinvolta nel metabolismo degli aminoacidi, degli acidi grassi e degli zuccheri e contribuisce alla formazione dei globuli bianchi, e quindi della risposta immunitaria, e globuli rossi, implicati nell’ossigenazione e nutrimento dei tessuti.
I sintomi principali dovuti alla carenza di questa vitamina sono stanchezza, irritabilità, oltre che alterazioni del trofismo delle mucose con comparsa di afte, secchezza cutanea e stomatiti.
• La dose quotidiana raccomandata di vitamina B6 è di circa 1,4 mg.
Sempre maggiori sono le evidenze scientifiche che riconoscono a questa vitamina un ruolo fondamentale, assieme alla Vitamina B9 e B12, nella produzione degli ormoni e nella loro regolazione. Per questa ragione l’integrazione di Vitamina B6 nella donna in età fertile è molto importante.
Diversi studi dimostrano il rilievo della sua integrazione nel trattamento della sindrome premestruale, con significativo miglioramento dei sintomi di carattere neuro-comportamentale quali sensazione di spossatezza, irritabilità e cefalea.
Si è visto inoltre come tale vitamina supporti la fase luteale e di conseguenza la produzione di progesterone.
Valori maggiori di Vitamina B6 nel sangue sono stati correlati a più bassi livelli di prolattina, uno degli ormoni responsabili dell’amenorrea nella donna e delle irregolarità del ciclo mestruale. L’integrazione di Vitamina B6 supporta la corretta funzionalità ovarica, dal momento che questa partecipa alla sintesi di omocisteina, una molecola fondamentale nei processi di sintesi proteica e di replicazione cellulare. Questi processi sono alla base della maturazione follicolare ed endometriale durante il ciclo mestruale.
Il deficit di Vitamina B6 è responsabile dell’iperomocisteinemia. Elevati livelli di omocisteina nel sangue corrispondono a ridotti livelli di Vitamina B6 nel liquido follicolare, il fluido all’interno del quale si trovano gli ovociti. L’aumento di omocisteina nel sangue si riflette anche a livello del liquido follicolare, e si associa ad anovulazione sporadica e modificazioni degli equilibri ormonali, entrambi fenomeni responsabili di ridotta fertilità nella donna. L’impatto che tale vitamina ha sulla produzione di omocisteina si riflette dunque sulla produzione ormonale, così che aumentano i livelli di FSH e si riducono quelli di progesterone, questo con principale impatto sulla ovulazione.
L’integrazione costituisce una valida strategia, semplice, sicura ed a basso costo per migliorare la funzionalità ovulatoria e la fertilità.
Alle pazienti in ricerca di gravidanza o a quelle con alterazioni ovulatorie, è raccomandata l’assunzione di vitamine del gruppo B, oltre che una alimentazione che ne garantisca il sufficiente apporto giornaliero.
La Vitamina B12, o cobalamina, è una vitamina idrosolubile e per questo non può essere accumulata nell’organismo, ma deve essere assunta attraverso l’alimentazione.
La Vitamina B12 è coinvolta nel metabolismo degli aminoacidi, degli acidi nucleici DNA ed RNA, e degli acidi grassi. Oltre a svolgere un ruolo fondamentale nella produzione dei globuli rossi e del midollo osseo, la cobalamina è responsabile dell’assorbimento dell’acido folico e ricopre un ruolo chiave nel metabolismo dell’omocisteina.
Tutti gli alimenti di origine animale come carne, pesce, lattiero-caseari e uova, contengono la cobalamina, sempre però in minime quantità. Tra i vari alimenti il fegato di bovino è ritenuto l’alimento a più alto contenuto di Vitamina B12, con fino a 65 µg per 100g di prodotto.
• Il fabbisogno giornaliero di Vitamina B12 varia a seconda dell’età e di condizioni specifiche individuali. Si passa da circa 3-4 µg in età infantile fino a 5,5 µg al giorno per le donne in stato gravidico così da fornire il giusto quantitativo al feto. Valori simili sono necessari anche durante il periodo dell’allattamento.
• In media seguendo una normale dieta, la quantità giornaliera di vitamina B12 assunta è di circa 2-3 µg.
Per riconoscere una carenza si dosa la Vitamina B12 nel sangue e se inferiore a 150 pmol/l, si consiglia una terapia di integrazione.
Condizioni di carenza forte e prolungata nel tempo si manifestano con sintomi, quali stanchezza, formicolii alle estremità fino a stati di alterazioni dell’umore depressivo e disturbi della memoria. Prima che una carenza venga riconosciuta possono trascorrere mesi o addirittura anni ed è tipica di persone che seguono diete vegetariane o che soffrono di patologie infiammatorie intestinali. In questi si sviluppa una specifica forma di anemia, nota come anemia perniciosa.
Nelle donne in gravidanza il rischio è soprattutto fetale. La carenza di Vitamina B12 nella mamma, anche se presente già da prima del concepimento, si riflette sul bambino in anomalie del tubo neurale con danni neurologici anche permanenti ed in basso peso alla nascita. Alcuni recenti studi hanno osservato una maggiore percentuale di massa grassa ed una precoce insorgenza di insulino-resistenza in bambini nati da madri carenti. Per questo è importante la valutazione dei livelli ematici di questa vitamina nella donna in cerca di gravidanza oltre che nella donna gravida, al fine di prevenite queste complicanze.
La Vitamina B12 è fondamentale nei processi di duplicazione del DNA e quindi di replicazione e maturazione cellulare, per cui anche la giovane donna in età fertile beneficia di sufficienti livelli ematici di cobalamina, importanti per sostenere adeguatamente la regolare crescita follicolare e dell’endometrio, l’epitelio di rivestimento della cavità uterina, che assieme all’ovocita risponde alle cicliche modificazioni ormonali.
La vitamina C, o acido ascorbico, appartiene al gruppo delle vitamine idrosolubili, vitamine che cioè non possono essere accumulate nell’organismo, ma devono essere regolarmente assunte attraverso l’alimentazione. Questa vitamina partecipa a molte reazioni metaboliche e cellulari importanti che includono principalmente la sintesi di aminoacidi e di ormoni.
La vitamina C è annoverata tra le principali molecole con elevato potere antiossidante. Svolge infatti un ruolo centrale nel neutralizzare l’azione dannosa dei radicali liberi, o specie reattive dell’ossigeno (ROS), sui tessuti e sulle cellule del nostro organismo, considerati i principali responsabili del processo di invecchiamento cellulare. I ROS sono prodotti di scarto del metabolismo cellulare che prendono parte a reazioni specifiche ed aspecifiche con i componenti cellulari vicini come i lipidi insaturi, le proteine e il DNA. Alterazioni dell’integrità delle membrane cellulare e del decorso dei normali processi metabolici sono comuni esiti di queste reazioni. Queste molecole dannose si accumulano nell’organismo soprattutto nei casi di esposizione a sostanze tossiche come quelle presenti nel fumo di tabacco o alle radiazioni, inclusi i raggi solari ultravioletti.
Lo stress ossidativo è responsabile di diverse patologie ed esistono evidenze concrete a sostegno dell’efficacia dell’integrazione di vitamina C nel prevenire l’aging cellulare. Questa molecola ha infatti assunto negli ultimi anni un ruolo importantissimo come antiaging nel campo dell’integrazione nutrizionale per la donna in età fertile. Il fabbisogno giornaliero di vitamina C, o acido ascorbico, varia nel corso della vita di un individuo passando da circa 35 mg nei primi anni di vita a circa 105 mg in età adulta. Tra le condizioni che richiedono un maggiore apporto di questa vitamina rientra la donna in gravidanza ed il periodo dell’allattamento, epoca in cui il fabbisogno giornaliero aumenta fino a 130 mg. La vitamina C è contenuta soprattutto negli alimenti freschi, in frutta e verdura, tra cui agrumi, fragole, kiwi, spinaci, broccoli e pomodori, da consumare preferibilmente crudi. La vitamina C è sensibile alle alte temperature per cui la cottura ne compromette l’integrità strutturale e di conseguenza la funzionalità.
Con l’avanzare dell’età, la fertilità femminile decresce e con essa anche la qualità ovocitaria nonché il pool di follicoli pronti a rispondere agli stimoli proliferativi delle gonadotropine. L’integrazione con sostante ad elevato potere antiossidante, come la vitamina C, può ridurre il declino di questa curva e proteggere le cellule dai danni ossidativi intervenendo sui processi mitocondriali disfunzionali e garantendo il giusto apporto energetico alle cellule ovocitarie. La concentrazione di molecole antiossidanti si riduce gradualmente a partire dai 30 anni di età e questa riduzione viaggia in parallelo con il decremento della fertilità e l’aumento di aneuploidie embrionarie. Il beneficio non è garantito solamente alle cellule ovocitarie ma anche a quelle endometriali, ciclicamente sottoposte a replicazione e rinnovamento, migliorandone la qualità. La vitamina C inoltre aiuta ad assorbire il ferro, elemento importante per contrastare la anemia tipica della donna in gravidanza.
La vitamina D, nota anche come colecalciferolo, è un proormone, cioè una molecola metabolicamente inattiva. Il colecalciferolo viene attivato sulla cute dalle radiazioni solari UVB grazie al 7-deidrocolesterolo. A livello epatico avviene la prima idrossilazione in posizione 25, dalla quale si ottiene il calcidiolo o 25-OH vitamina D, seguita da una seconda idrossilazione in posizione 1 che si verifica a livello renale dalla quale si ottiene il calcitriolo o 1,25-OH vitamina D.
Il calcidiolo è la forma di vitamina D che viene abitualmente dosata nel sangue. È raccomandato mantenere livelli sierici di tale vitamina superiori a 20 ng/ml. Al di sotto di 20 ng/ml si parla infatti di carenza, che diventa carenza grave se la vitamina D risulta inferiore a 10 ng/ml. La vitamina D è presente in scarse quantità negli alimenti. Tra quelli a più alto contenuto di vitamina D rientrano pesci grassi, latte e derivati, uova, fegato e verdure a foglia verde. L’alimento a più alto contenuto è l’olio di fegato di merluzzo.
La vitamina D viene per la maggior parte accumulata nel nostro organismo. Alcune condizioni, quali le fasi di crescita, la gravidanza e l’allattamento, espongono al rischio di carenza di tale vitamina e di conseguenza a necessità di una adeguata integrazione. Il fabbisogno giornaliero di vitamina D varia a seconda dell’età e del peso corporeo ed è di circa 400 unità al giorno, in assenza di fattori di rischio. Le dosi arrivano a 1.000 unità al giorno in presenza di fattori di rischio o deficit.
L’enzima responsabile della seconda idrossilazione della vitamina D così come i suoi recettori, sono espressi anche sulla placenta, a livello endometriale, ovarico, e mammario. Da questa osservazione nasce negli ultimi anni, l’interesse della comunità scientifica di studiare le implicazioni che l’attività della vitamina D avrebbe sul sistema riproduttivo femminile e sul decorso della gravidanza. I livelli di vitamina D nel sangue sono strettamente dipendenti dal grado di esposizione solare individuale durante l’anno e questa considerazione ben correla con quanto osservato recentemente.
Nei Paesi nordici si assiste infatti ad un trend di aumento del tasso di gravidanze durante le stagioni estive ed aumentati livelli di calcitriolo nelle donne durante la gravidanza. La vitamina D agisce a livello dei suoi recettori ovarici modulando la produzione ormonale e stimolando la produzione di estrogeni e progesterone. Questa vitamina sembra anche avere una correlazione con l’ormone anti-mülleriano (AMH), importante marker di riserva ovarica nella donna. L’attività del calcitriolo a livello endometriale è legata all’espressione di alcuni geni responsabili dell’impianto embrionale. Evidenze scientifiche mostrano che donne affette da sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) ed endometriosi, due tra le principali patologie del sistema riproduttivo femminile che interferiscono con la fertilità, mostrano anche valori di calcidiolo sierico più bassi delle donne sane.
In ultimo, durante la gravidanza la vitamina D svolge un ruolo sulla placentazione e sull’insorgenza di condizioni patologiche quali la preeclampsia per via dell’azione stabilizzante sull’endotelio.
Bibliografia:
L’infertilità maschile idiopatica viene riscontrata in circa la metà dei maschi infertili. Vi è una crescente evidenza che la 25-idrossivitamina D eserciti molte importanti azioni, specialmente sulle funzioni riproduttive umane. I recettori della vitamina D sono espressi in tutto il tratto riproduttivo maschile, compresi gli spermatozoi, promuovendone la motilità.
Studi epidemiologici hanno rivelato l’associazione positiva tra vitamina D sierica e qualità dello sperma. Il ruolo fisiologico della vitamina D nella riproduzione maschile dipende dall’efficienza sia della sua genomica, innescata dall’interazione con i recettori citoplasmatici, sia dai rapidi effetti non genomici attraverso i canali del calcio e del cloro sulle membrane plasmatiche degli organi riproduttivi e degli spermatozoi. La vitamina D aumenta anche le concentrazioni intracellulari di calcio all’interno degli spermatozoi migliorando la loro progressiva motilità. È stata illustrata una correlazione positiva tra le concentrazioni di vitamina D e la motilità progressiva degli spermatozoi, poiché gli uomini con carenza di vitamina D hanno mostrato una percentuale inferiore di spermatozoi progressivamente mobili e morfologicamente normali.
La relazione tra vitamina D e parametri dello sperma, con livelli di vitamina D sia bassi (<20 ng/mL) che alti (>50 ng/mL) corrispondeva a parametri di qualità dello sperma significativamente inferiori rispetto a quelli associati a un normale intervallo di vitamina D. Uno studio recente ha dimostrato l’effetto della supplementazione di vitamina D sui parametri del liquido seminale nei maschi che soffrono di infertilità idiopatica.
Questo studio ha dimostrato che i pazienti con infertilità maschile idiopatica hanno mostrato livelli sierici significativamente più bassi di vitamina D al basale, rispetto ai controlli, così come i pazienti con infertilità secondaria; che compresse orali di vitamina D, 5.000 UI, al giorno per due mesi, sono state sufficienti per indurre un miglioramento statisticamente significativo sia della motilità progressiva degli spermatozoi che della motilità totale; che mentre la vitamina D sierica al basale era significativamente correlata con ciascuno dei parametri di qualità dello sperma nell’intera popolazione dello studio quando i risultati sono stati raggruppati, la correlazione ha cessato di esistere dopo aver selezionato quelli con infertilità maschile idiopatica da sola.
I dati presentati in questo studio suggeriscono un effetto benefico della supplementazione di vitamina D sui parametri di qualità dello sperma in un sottogruppo di casi di infertilità maschile idiopatica con bassi livelli sierici di vitamina D, in particolare sulla motilità progressiva degli spermatozoi e sulla motilità totale. Di conseguenza, i protocolli di trattamento standard dei pazienti con infertilità maschile idiopatica dovrebbero considerare gli integratori di vitamina D in aggiunta ad altre opzioni terapeutiche raccomandate.
Bibliografia:
La vitamina E, o tocoferolo, è una vitamina liposolubile. Questa vitamina viene accumulata nel fegato in modo che l’organismo la rilasci quando necessario. Rappresenta un nutriente essenziale per l’uomo dal momento che è coinvolta nei processi di replicazione cellulare e riparazione dei tessuti dell’intero organismo. La vitamina E è presente nei cereali, nelle verdure a foglia verde negli oli e nella frutta. Bisogna però tener presente che la cottura e le elevate temperature ne danneggiano la struttura.
Il fabbisogno giornaliero di vitamina E si aggira attorno agli 8-10 mg nell’adulto. Il tocoferolo è annoverato tra i più potenti antiossidanti, dal momento che è in grado di combattere i radicali liberi e favorire il rinnovo cellulare proteggendo le membrane cellulari dal processo di perossidazione attivato dai radicali liberi. La carenza di vitamina E, o tocoferolo, è in genere dovuta a malnutrizione e nei soggetti più giovani può provocare difetti nella crescita e nello sviluppo, disturbi al sistema nervoso e del metabolismo.
In un organismo sano i ROS, o specie reattive dell’ossigeno, e gli agenti antiossidanti rimangono in equilibrio. Quando questo equilibrio viene interrotto, si attivano una serie di meccanismi che alimentano lo stress ossidativo cellulare. Le conseguenze influenzano l’intera durata della vita riproduttiva di una donna fino anche al periodo della menopausa. I ROS alterano molteplici processi fisiologici, tra cui la maturazione degli ovociti, la fecondazione, lo sviluppo embrionale ed il decorso della gravidanza modulando così il declino della fertilità legato all’età. È crescente l’evidenza scientifica a favore del ruolo negativo che lo stress ossidativo ha nella fisiopatologia dell’infertiltà femminile.
Quando il potere antiossidante del nostro organismo è inferiore del livello di specie reattive dell’ossigeno si altera il meccanismo di angiogenesi, che è fondamentale per la crescita follicolare, la formazione del corpo luteo, la differenziazione endometriale e la crescita embrionale, questo con ripercussioni sulla qualità ovocitaria e sulla probabilità di attecchimento dell’embrione. Oltre a questo, ad essere alterato è anche il processo di placentazione, con significativa compromissione del nutrimento fetale e predisposizione allo sviluppo di patologie in gravidanza quali la preeclamsia. La prevalenza di ROS influenza, inoltre, gli outcome delle tecniche di riproduzione assistita riducendone il successo.
La vitamina E è considerata, assieme alla vitamina C, tra le migliori molecole nella prevenzione dello stress ossidativo e l’ovocita rappresenta il principale beneficial-target della sua supplementazione, secondariamente le cellule della granulosa e quelle endometriali.
Bibliografia:
Le specie reattive dell’ossigeno come l’anione superossido, il radicale ossidrile e il radicale ipoclorito prodotto dagli spermatozoi e i leucociti contaminanti nel liquido seminale influenzano negativamente la motilità degli spermatozoi e compromettono anche la loro fecondabilità. Il danno da ROS si aggrava quando gli spermatozoi vengono lavati e liberati dal plasma seminale poiché i ROS costantemente prodotti dagli spermatozoi e i leucociti contaminanti non vengono neutralizzati dagli antiossidanti presenti nel plasma seminale.
La scarsa motilità piuttosto che un basso numero di spermatozoi nello sperma è più spesso la causa dell’infertilità maschile che porta la coppia a dover ricorrere a tecniche di procreazione medicalmente assistita. Un antiossidante che riduce lo stress ossidativo e migliora la motilità degli spermatozoi potrebbe essere di importanza clinica nella gestione dell’infertilità maschile. La vitamina E, o tocoferolo, è una vitamina liposolubile, la più diffusa e comune tra le vitamine e ha proprietà antiossidanti, combatte i radicali liberi e favorisce il rinnovo cellulare.
Il fabbisogno giornaliero di vitamina E si aggira attorno agli 8-10 mg.
Le sue caratteristiche la rendono un importante strumento di prevenzione al cancro e protegge l’organismo dai danni dell’inquinamento e del fumo di sigaretta. Diversi studi in vitro hanno dimostrato l’efficacia della vitamina E, antiossidante biologico, nell’invertire il danno ossidativo mediato dai radicali liberi sulla motilità, la vitalità e la perossidazione lipidica degli spermatozoi. Gli spermatozoi umani contengono pochi enzimi antiossidanti (catalasi, glutatione perossidasi e superossido dismutasi) per contrastare pienamente lo stress ossidativo.
I radicali liberi dell’ossigeno generati dagli spermatozoi e dai leucociti contaminanti producono un calo dei livelli intracellulari di ATP che influenzano negativamente la motilità degli spermatozoi e avviano anche la perossidazione lipidica nella membrana plasmatica degli spermatozoi ricchi di acidi grassi polinsaturi che culmina in una maggiore permeabilità cellulare, inattivazione enzimatica e produzione di prodotti finali spermicidi. La perossidazione lipidica compromette anche il potenziale fertilizzante degli spermatozoi a causa della perdita di fluidità della membrana o dell’inattivazione selettiva di alcune delle vie biochimiche che portano alla reazione acrosomiale. Diversi studi sull’utilizzo di vitamina E come antiossidante capace di migliorare la fertilità maschile registrano un significativo miglioramento della motilità e della vitalità degli spermatozoi dopo il trattamento con vitamina E.
La vitamina E non solo elimina i radicali dell’ossigeno dall’interno della membrana, ma intercetta anche i radicali perossilici e alcossidi che vengono generati durante la conversione degli idroperossidi lipidici che alimentano la reazione a catena perossidativa impedendo così a questo processo dannoso di propagarsi attraverso la membrana plasmatica.
Bibliografia:
Lo zinco è un elemento essenziale per lo sviluppo degli spermatozoi e per la regolazione della loro motilità. Nei maschi infertili è stato dimostrato che le concentrazioni di zinco nel plasma seminale sono significativamente più basse rispetto ai maschi fertili. Lo zinco viene escreto dalla ghiandola prostatica come un complesso a basso peso molecolare; pertanto, si stima che i livelli di zinco nel plasma seminale rappresentino tipicamente la funzione secretoria prostatica. Dopo l’eiaculazione, metà della quantità di questo complesso viene ridistribuita e legata a composti a medio e alto peso molecolare generati dalle vescicole seminali.
Durante la riproduzione, lo zinco ha numerose funzioni importanti ed è essenziale per il concepimento, l’impianto e per l’esito favorevole della gravidanza. Lo zinco è presente in alte concentrazioni nel liquido seminale e potrebbe svolgere un ruolo nelle diverse proprietà funzionali dello sperma. Influenza la fluidità dei lipidi e, quindi, la stabilità delle membrane biologiche. È inoltre coinvolto nella formazione di radicali liberi dell’ossigeno e potrebbe svolgere un ruolo regolatore nel processo di capacitazione (processo in cui avvengono cambiamenti strutturali nello spermatozoo per garantirne il legame con l’ovocita) e nella reazione acrosomiale. È stato dimostrato che la concentrazione di zinco è correlata positivamente con la qualità del liquido seminale e più nel dettaglio con il numero degli spermatozoi influenzando la loro motilità.
Infine, lo zinco ha un elevato potere antiossidante eliminando i ROS (Reactive Oxygen Species, specie reattive dell’ossigeno) in eccesso prodotti nel liquido seminale. Nei diversi studi presenti in letteratura, lo zinco nel plasma seminale dei maschi infertili è significativamente inferiore a quello dei maschi fertili. L’integrazione di zinco ha un beneficio significativo sul volume dello sperma, la motilità degli spermatozoi e la percentuale di spermatozoi morfologicamente normali dei maschi infertili, suggerendo che l’integrazione di zinco potrebbe aumentare la funzione riproduttiva maschile, aprendo nuove strade di ricerca e di trattamento della fertilità, influendo positivamente sulla salute pubblica.
Bibliografia:
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