Stile di vita e fertilità femminile

Comportamenti alimentari e attività fisica definiscono lo stile di vita di una persona e ne condizionano lo stato di salute. Le abitudini alimentari si acquisiscono a partire dall’infanzia e sono influenzate da fattori ormonali e genetici, che diversificano la risposta ai nutrienti, e da fattori legati al genere, determinati dal contesto socio-culturale ed economico che assegna ruoli e stereotipi diversi a uomini e donne.
Attualmente sono in corso studi di ricerca di base e traslazionale per la definizione di interventi dietetici personalizzati, nonché attività formativa e divulgativa su temi di educazione alimentare e nutrizionale, finalizzate alle modifiche sullo stile di vita che impatta in maniera significativa sulla salute in generale e anche sulla salute riproduttiva di uomini e donne.
Negli ultimi anni l’incidenza dell’infertilità è rimasta alta nonostante l’aumento dell’uso delle tecnologie di riproduzione assistita. La ricerca ha mirato ad identificare i fattori di rischio modificabili per l’infertilità e le ultime evidenze suggeriscono che lo stile di vita inteso come dieta, attività fisica, stress, fumo di sigaretta, farmaci, agenti inquinanti e peso corporeo possono giocare un ruolo importante nell’alterare gli esiti legati alla fertilità sia negli uomini che nelle donne.

Lo stile di vita incide sulla fertilità
È stato ad esempio studiato il ruolo dell’assunzione eccessiva di caffeina: i dati hanno mostrato una riduzione nella concentrazione degli spermatozoi, un ritardo nel concepimento, un aumento di ovociti immaturi post pick up ovocitario nelle donne sottoposte a tecniche di procreazione medicalmente assistita, alterazione dei livelli ormonali, riduzione del tasso di gravidanza e aumento del tasso di aborto.
Anche il consumo di alcool è stato indagato negli ultimi decenni, con una difficoltà oggettiva nell’identificare un valore soglia per il differente tasso alcolico delle bevande, ma con un’uniformità di dati per quanto riguarda la ridotta qualità del liquido seminale, la riduzione della fertilità, l’alterazione degli ormoni sessuali circolanti, l’abbassamento del numero degli ovociti recuperati da pick-up e della qualità embrionale, la diminuzione della percentuale di fecondazione, la riduzione del tasso di gravidanza e l’aumento delle probabilità di aborto.
L’attività fisica, secondo le ultime evidenze, impatta invece sulla fertilità attraverso il miglioramento della funzionalità ovarica, con un aumento delle possibilità di successo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, ma ha un effetto negativo sulla fertilità se troppo intensa.
Il peso impatta sulla fertilità
La relazione tra BMI (body mass index) e fertilità ha una forma di J, mostrando un rischio di infertilità più alto tra le persone alle estremità più alte e più basse della curva di distribuzione del BMI. Rispetto alle donne classificate come normopeso (BMI 20-25 kg/m2), è stato riscontrato un rischio maggiore di infertilità per disturbi ovulatori per le donne classificate come sottopeso (BMI < 20 kg/m2) e per le donne con obesità (BMI ≥ 30 kg/m2).
Inoltre, una revisione della letteratura relativa all’obesità maschile e alla fertilità ha concluso che l’obesità maschile è associata ad un aumento del rischio di infertilità, potenzialmente attraverso meccanismi di disregolazione endocrina. Lo stato di obesità è stato anche collegato al successo del trattamento con tecniche di procreazione medicalmente assistita. In particolare, è stato riscontrato nelle donne obese una ridotta risposta alla stimolazione ovarica, un recupero ovocitario inferiore, una qualità ovocitaria scarsa, un ridotto tasso di formazione di embrioni e un aumentato tasso di aborto.
Tutti questi fattori insieme si riflettono su un aumento della produzione di radicali liberi dell’ossigeno, creando un circolo vizioso in quanto essi stessi impattano sulla fertilità umana con meccanismi di apoptosi, accorciamento dei telomeri, disfunzione mitocondriale ed infiammazione.
Migliorare l’alimentazione e lo stile di vita
Dato l’effetto positivo di uno stile di vita sano sulla fertilità e le implicazioni per la salute pubblica e clinica, diverse sono le raccomandazioni che possono essere date. In primo luogo, i medici dovrebbero fornire consulenze per migliorare i comportamenti alimentari e lo stile di vita in generale tra i pazienti che accedono ai servizi di procreazione medicalmente assistita.
I pazienti con un BMI indicante sottopeso, sovrappeso o obesità, dovrebbero essere indirizzati a consulenza nutrizionale e a consulenza per la perdita del peso, per contribuire a migliorare la probabilità di risultati positivi per la fertilità. Affinché l’assistenza sanitaria abbia le informazioni migliori e più aggiornate sugli effetti di specifici componenti della dieta e di particolari abitudini comportamentali sulla fertilità, ci dovrebbe una comunicazione chiara ed efficace tra ricercatori e clinici.

Bibliografia:
dott.ssa Maria Giovanna Imbrogno
