Cos’è l’infertilità secondaria e cosa significa?

Quando si parla di infertilità ci si riferisce all’incapacità di una coppia di concepire un bambino, o di portare una gravidanza a termine, dopo aver avuto rapporti mirati e non protetti per un periodo di almeno 12 mesi.
Perché si possa parlare di infertilità secondaria è necessario che la coppia abbia già avuto uno o più figli in passato e che i concepimenti precedentemente riusciti siano avvenuti naturalmente, senza ricorrere a tecniche mediche, come la fecondazione in vitro, o trattamenti per la fertilità.
Ovviamente l’avanzare dell’età è un fattore che contribuisce al rischio di sviluppare infertilità secondaria, anche una donna giovane può tuttavia sviluppare delle condizioni in grado di compromettere la sua capacità riproduttiva nonostante abbia già avuto dei bambini.
Qualsiasi malattia a carico del nostro apparato riproduttivo, o che vada a sbilanciare i livelli ormonali, qualora si manifestasse dopo aver già avuto dei figli, potrebbe indurre infertilità secondaria.
Esiste quella femminile e quella maschile?
L’infertilità secondaria di una coppia può originare sia dal maschio che dalla femmina, si è infatti stimato che più del 30% dei casi di infertilità secondaria siano dovuti a problematiche relative al liquido seminale.
Esistono numerose condizioni che possono ridurre la fertilità del maschio, abbassando la qualità degli spermatozoi, la quantità di liquido seminale prodotto o inducendo calo della libido: stress; età avanzata; stile di vita; squilibri ormonali; patologie o interventi chirurgici a carico dell’apparato riproduttivo e urinario.
Nel caso non riuscissimo ad avere un figlio, dopo averlo cercato per un certo periodo, è quindi importante verificare anche lo stato di fertilità del nostro partner.
Cosa cambia tra sterilità e infertilità?
Infertilità e sterilità sono due termini che vengono spesso utilizzati indiscriminatamente, le loro definizioni sono tuttavia molto differenti.
Sterilità
Per sterilità si intende l’impossibilità, per una coppia, di concepire naturalmente. Questo indica la presenza di un impedimento alla fecondazione dell’ovulo da parte degli spermatozoi.
Infertilità
L’infertilità si riscontra invece in quei casi in cui, pur avvenendo la fecondazione dell’ovulo, questo non riesce a impiantarsi nell’utero o, pur riuscendoci, si incorre in un aborto spontaneo durante la gravidanza.
A seconda di quale sia la condizione della coppia, sarebbe quindi opportuno parlare di sterilità secondaria o infertilità secondaria. Lo stato di sterilità, o infertilità, all’interno della coppia può provenire da una condizione a carico di uno qualsiasi dei partner, è però più facile che una problematica a carico del maschio si traduca in una sterilità.
Cosa fare se non si riesce ad avere il secondo figlio?
Riuscire ad avere un bambino non è affatto scontato. Una coppia fertile, che si stia attivamente impegnando ad avere rapporti mirati, ha il 60% di possibilità di avere una gravidanza entro i primi 3 mesi di tentativi. Anche senza che ci siano particolari problemi, più del 10% delle coppie non arriva ad avere una gravidanza entro il primo anno. È quindi possibile che, anche dopo molti tentativi, non riusciamo a restare incinte pur essendo perfettamente sane.
Il fatto che sia trascorso più di un anno senza successi, o che si siano verificati almeno due aborti spontanei consecutivi, sono però campanelli d’allarme che non vanno ignorati. Per assicurarci di non presentare una condizione in grado di compromettere il nostro potenziale riproduttivo è consigliabile sottoporsi a indagini più approfondite rivolgendoci a un medico.
Gli esami per l’infertilità secondaria
Per poter intervenire in modo appropriato nel curare l’infertilità secondaria è prima necessario scoprire quali siano le cause sottostanti. Per fare ciò bisogna indagare entrambi i partner della coppia in modo da rilevare un’eventuale condizione che favorisca l’infertilità.
Questi sono gli esami più comunemente svolti:
- Esami del sangue con misurazione dei livelli ormonali
- Spermiogramma
- Test di ovulazione
- Esame delle pelvi
- Isterosalpingografia
- Ecografia transvaginale
- Test di riserva ovarica
- Laparoscopia per individuare endometriosi e fibromi uterini
Le terapie più adeguate per l’infertilità secondaria
Viste le molteplici cause che possono condurre all’infertilità secondaria, l’opzione migliore è quella di curare la patologia che ha originato questa condizione. Per fare ciò, a volte, è sufficiente modificare uno stile di vita scorretto per ottenere un miglioramento significativo.
Un contributo positivo può arrivare anche dall’uso di integratori alimentari pensati per questo genere di problematiche, come OVOBEN e SEMEBEN, in grado di fornire un apporto corretto di antiossidanti e sostanze anti-aging per riequilibrare il metabolismo dell’apparato riproduttivo, migliorando la qualità di ovuli e spermatozoi e facilitando sia la fecondazione che la gestazione.
Se questo non dovesse bastare, si potrebbe ricorrere a terapie farmacologiche che possono aiutare a ristabilire i giusti livelli ormonali, sia per i maschi che per le femmine, migliorando la qualità del liquido seminale e aggiustando disordini ovulatori.
Problematiche come polipi e fibromi uterini, varicoceli testicolari ed endometriosi possono richiedere un intervento chirurgico per poter essere risolte.
Nel caso non fosse possibile trattare efficacemente l’infertilità secondaria andando alla sua radice, rimane il ricorso alla fecondazione assistita, come la fecondazione in vitro o l’inseminazione intrauterina.
Bibliografia: